MUSEOS DE LA SEDA / SILK MUSEUMS
una consistente produzione artigianale di articoli d’uso quotidiano. Fabbri e carpentieri rappresentavano micro-filiere all’interno degli stabilimenti dove pirole in rame e legno per le tinture, bastoni per la tintura dei filati, planches in legno e leghe metalliche per la stampa a mano dei tessuti, lavoravano al fianco di macchine artigianali e manuali che rispondevano al bisogno produttivo ed economico già in tutto e per tutto industriale. I PRIMI PASSI DEL MUSEO La genesi del Museo della Seta, in realtà, si origina molto più lontano nel tempo in un esemplare modello di affiancamento industriale. Nel 1911, per le celebrazioni dell’anniversario dell’Unità del Paese, Torino si è prestata con Firenze e Roma, le tre capitali d’Italia del regno Sabaudo, alla consacrazione del cinquantenario dell’Unità d’Italia. Occasione straordinaria per celebrare lo sviluppo sociale, economico e culturale compiuto dal 1861, la grande mostra toccava le capitali per affinità elettive: a Roma la celebrazione era di carattere storico e politico, a Firenze la connotazione era spiccatamente artistica e culturale mentre a Torino si esaltava la realtà manifatturiera e industriale. Quella lungo il Po è stata un’esposizione legata all’esaltazione del progresso industriale positivistico della giovane nazione, la risposta più concreta al protezionismo doganale voluta, sin dal 1887, dal Governo De Pretis per la salvaguardia del tessile e della siderurgia. Con grande sforzo economico, l’imprenditoria serica lariana affiancata dalla Camera di Commercio di Como ha contribuito all’ambiziosa ideazione e realizzazione di un padiglione dioramico, costituito da otto quadri tridimensionali realizzati dal pittore Giovanni Battista Carpanetto, artista protagonista del secondo futurismo italiano e titolare di cattedra all’Accademia Albertina. Con l’ausilio del modellatore Vannucci e dei pittori Bernardi, Bonifanti e Rossi per la realizzazione degli sfondati scenografici, le otto scenografie scultoree avevano il compito di glorificare la storia della seta partendo dalle origini cinesi del XXX secolo a.C. sino a Jacquard, passando dall’epopea Giustiniana agli impianti di gelsi di Emanuele Filiberto nella Venaria Reale. La scelta di modellati scenici in scala reale era voluta per garantire la sorpresa e l’impatto visivo del pubblico. Del padiglione serico lariano, in un sopravvissuto opuscolo del tempo si legge “ gli otto diorami (..) saranno trasportati nel Museo di sericoltura di Como, e sarà un bene che tale lavoro possa essere visitato in avvenire nell’ambito di un ricco Museo quale quello di Como. ” Tuttavia, nonostante gli auspici, non è rimasta pressoché traccia della poderosa installazione: sculture e scenografie si sono perse nelle mutevoli pieghe della storia e nel capoluogo lariano non è mai giunto nulla da Torino per tracciare l’origine del Museo. Si dovrà aspettare il 1990 per vedere finalmente la realizzazione del progetto auspicato settantanove anni prima. La città di Como, con la sua storia e la sua identità, è da almeno un secolo legata a filo doppio al tessile. La stessa convalle naturale che la ospita, nel lasso di tempo di un secolo ha concesso un quinto del suo territorio urbano alle industrie seriche rivelando la sua connaturata vocazione industriale. É stata anche capace di imporsi sul mercato tessile mondiale con tessuti di qualità sin dalla seconda metà del XIX secolo, grazie a un’illuminata conversione da realtà di filiera artigianale in complesse realtàmeccanicizzate, 90
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