MUSEOS DE LA SEDA / SILK MUSEUMS
baratroni). Per quanto riguarda questi ambienti, imponente è stato il lavoro di rifacimento del solaio ligneo, a partire dallo smontaggio completo di tutta la pavimentazione originaria, il tavolato sottostante, i travetti e le travi principali. Dopo il restauro delle singole componenti, si è passati alla complessa e delicata operazione di ricollocamento in sito di tutti gli elementi recuperati. Unica eccezione è stata la sostituzione delle travi principali a sezione circolare che, non essendo più idonee a sopportare i sovraccarichi, sono state rimpiazzate da putrelle in acciaio, opportunamente trattate per l’ignifugazione REI e successivamente rivestite con il vecchio tavolato che ricopriva quelle originarie. Il consolidamento è stato completato con la formazione di una piastra collaborante in calcestruzzo armato di dodici centimetri di spessore e rete elettrosaldata, idonea a sopportare i nuovi carichi di esercizio. La collaborazione con la struttura preesistente è stata garantita dalla posa in opera di profili strutturali a omega in lamiera piegata, avvitati in estradosso ai travetti originali sottostanti, longitudinalmente a essi. Dal torcitoio si accede all’ultimo piano tramite lo scalone collocato nella manica meridionale del primo cortile (o con l’ascensore adiacente) e si raggiunge il grande locale denominato incannatoio 31 , dove venivano svolte le lavorazioni accessorie e propedeutiche alla torcitura, quali l’incannatura (ovvero l’operazione con la quale si effettuava il trasferimento delle matasse di seta greggia dagli aspi di trattura ai rocchetti di torcitura) e la binatura (ossia l’operazione con la quale si effettuava l’accoppiamento di due fili di seta già ritorti per ottenere un filo di maggior sezione). La presenza dell’incannatoio nel locale sopracitato trova puntuali conferme nella zona centrale delle pareti, dove si conservano le nicchie per il passaggio delle trasmissioni provenienti dal sottostante torcitoio. Osservando poi l’intradosso del solaio in legno che separa i due ambienti menzionati, è stato possibile riscontrare numerose macchie d’olio, che indicavano appunto la presenza delle macchine. Un’ampia finestra larga il doppio delle altre ha fatto presumere che venisse utilizzata probabilmente per il carico delle ceste contenenti le matasse di seta greggia, qui sottoposta alle varie lavorazioni preliminari alla torcitura. È stata ricreata la spazialità originaria di questo ambiente con il ripristino del solaio in legno di copertura che fungeva da controsoffitto. In tutti questi ambienti sono poi stati effettuati interventi mirati di cuci-scuci e di consolidamento delle murature. Successivamente si è proceduto al recupero degli intonaci esistenti e al consolidamento di tutte le tracce materiche superstiti. Dopo aver concluso il consolidamento statico dell’involucro, sono state realizzate tutte le infrastrutture impiantistiche, compreso un allestimento illuminotecnico, per valorizzare al meglio l’aspetto scenografico di tutti gli ambienti. Il progetto generale di ricostruzione filologica degli antichi macchinari si completa con la messa in opera, in questo spazio, di una binatoia e di un’incannatoio in scala reale e funzionanti. Le due macchine sono costituite da strutture portanti in legno con circa duecento ingranaggi con altrettanti fusetti e rocchetti. La complessa operazione ha previsto anche la ricostruzione degli 31 Cfr. G. Chicco, La seta in Piemonte cit., pp. 181-182. 119
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