MUSEOS DE LA SEDA / SILK MUSEUMS
di scolo delle acque post-lavorazione, il restauro di tutte le vasche di contenimento delle vecchie ruote e il recupero delle pavimentazioni in ciottolato ove presenti. Al di sopra del piano di pavimentazione è stata costruita una passerella sospesa, con struttura in ferro acidato e vetro trasparente per il piano di calpestio del pubblico, al fine di consentire una visione completa dell’ambiente e dei numerosi reperti venuti alla luce durante i sondaggi archeologici. Anche in questo caso importanti sono stati i consolidamenti statici condotti sulle volte in vista dei maggiori carichi da sopportare per la destinazione museale, nonché dai pesi concentrati dei mulini circolari ricostruiti al piano sovrastante. L’intervento è consistito nella creazione di una calotta di rinforzo in calcestruzzo a doppia armatura, resa collaborante con connettori in acciaio e resine epossidiche. Al di sopra, in corrispondenza dei montanti delle quattro macchine, sono stati realizzati dei cordoli circolari in cemento armato agganciati alla calotta, in modo tale da distribuire meglio i carichi concentrati. Infine sono stati realizzati dei frenelli anch’essi in cemento e fortemente armati, trasversali alle volte, collegati alla sottostante cappa, e innestati alle pareti perimetrali, in modo tale da determinare un generale irrigidimento dell’intera struttura. Al di sopra dei baratroni, si sviluppa il grande salone denominato torcitoio dove un tempo erano collocati i quattro mulini da seta 29 , con un diametro di circa 4,60 metri per 16 settori e un’altezza di 5,60 metri 30 . Delle quattro macchine originarie ne sono state ricostruite due, una per tipologia, collocate nella zona sud del salone. Le altre due sono evocate dall’andamento semicircolare del solaio in legno che ne individua la posizione e che un tempo copriva tutto l’ambiente, determinando un doppio livello di lavoro. Questo ballatoio intermedio è stato ricostruito solo in parte, ovvero una porzione attorno alle due macchine ricostruite, una intorno a quelle simulate e lungo le pareti longitudinali. Questo permette di vedere la parte centrale del locale a doppia altezza e quindi di osservare le due macchine nella loro interezza, con un impatto visivo dei mulini sul visitatore che valorizza la loro complessità costruttiva e tecnologica. A questo livello, nella manica attestata a sud, troviamo altri due locali, ovvero gli ambienti compresi nell’appartamento costruito nella seconda metà del Settecento, che più recentemente erano stati abitati dal direttore del setificio e oggi ospitano una sezione iconografica della mostra, il plastico dell’intero edificio e la proiezione di un filmato storico sulla trattura della seta. Dal ballatoio si scende al piano inferiore del locale torcitoi (corrispondente al piano rialzato dell’edificio) attraverso due scalette in legno attestate lungo i lati nord e sud, dove si ammirano le macchine da altri punti di vista e dove i visitatori trovano una serie di pannelli esplicativi con notizie storiche e tecniche. Lungo la parete settentrionale è collocata la stretta scaletta in muratura che dà accesso al piano inferiore (piano terra dell’edificio, locale dei 29 Cfr. F. Crippa, Il torcitoio circolare da seta cit. p. 191. 30 Questi dati dimensionali sono ricavati dagli studi sulle macchine superstiti e sui pochi disegni giunti fino a noi. Tutti i mulini circolari hanno settori con uno sviluppo di circa 90 centimetri, misurato lungo la circonferenza compresa tra gli assi dei due montanti che lo definiscono. Con un semplice calcolo è quindi possibile stabilire il diametro di ogni macchina a seconda dei settori in cui è suddivisa la circonferenza: con 14 si avrà un diametro di circa 4 metri, con 16 di 4,60 metri, con 18 di 5,15 metri, sino ad arrivare a 24 settori con un diametro pari a circa 6,90 metri, che rappresenta lamassima dimensione raggiunta da macchine di questo tipo. 28 L’esistenza di quattro ruote è confermata da un documento conservato presso l’Archivio di Stato di Cuneo, Insinuazione di Caraglio , 1679, c. 339: “Giò Gerolamo Galleani della città di Torino habbi fatto fabricar e construere un edificio nel presente luogo di Caraglio alla fontana di Celleri per fabricar la seda o sij organzino per la cui fabrica […]” ottenne la concessione d’uso “dell’acqua di detta fontana per quattro ruote come del tutto ne consta pubblico instromento”. 118
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