MUSEOS DE LA SEDA / SILK MUSEUMS

europee, soprattutto quelle lionesi, producevano tessuti 23 in seta di ottima qualità). L’obiettivo, dichiarato sin dall’inizio e concordato con la Soprintendenza di settore, è stato innanzitutto quello di reintrodurre all’interno del Filatoio alcuni macchinari funzionanti, identici a quelli originari. Nella fase di impianto seicentesca il filatoio ospitava quattro mulini da seta circolari 24 , due da torto (per la torsione a S 25 ) e due da filato (per la torsione a Z). Un quinto mulino 26 , più piccolo, venne installato circa trent’anni più tardi all’ultimo piano, dove era presente anche una batteria di incannatoi e di binatoie, in seguito smantellati. L’identificazione della tracce materiali lasciate dagli apparati tecnologici succedutisi nel corso dei secoli, comprese quelle rinvenute nel sottosuolo, ha permesso di costruire una vera e propria “mappa degli indizi”. Macchie d’olio, di grasso, sedimentazioni calcaree sulle murature, tracce di alloggiamenti di ingranaggi e pulegge, canali e cunicoli, composizione delle malte analizzate spettrograficamente 27 , frammenti di vetro e metallo appartenuti in antico alle macchine, possono essere considerati i tasselli di un grande mosaico. Dall’analisi di questi elementi è scaturito il progetto di ricostruzione degli apparati meccanizzati redatto da Flavio Crippa, grande esperto di tecnologie legate alla produzione serica, che ha portato alla ricostruzione a scala reale di due dei quattro torcitoi circolari seicenteschi (uno da torto e uno da filato, ricollocati nelle loro sedi originarie), delle relative ruote idrauliche, di un’incannatoio, di una binatoia e di tutte le trasmissioni idrauliche per la movimentazione. Nella ricostruzione, accanto ai due torcitoi completi, compaiono gli altri tre alberi di rotazione e l’incastellatura esterna delle altre due macchine presenti all’interno del locale torcitoio a individuarne posizione e ingombro. Una serie di pannelli esplicativi illustrano poi il funzionamento dei macchinari e la dotazione tecnologica del filatoio nelle varie epoche. In ogni singolo locale sono state riprodotte le originarie destinazioni d’uso, definite sulla base di attenti studi che hanno intrecciato i risultati delle indagini di archivio con l’analisi delle tracce materiali rinvenute sul sito, considerando, come si è detto, il manufatto architettonico una vera e propria fonte documentaria, in grado di fornire indicazioni utili a comprendere le fasi di trasformazione del complesso edilizio in rapporto ai processi di lavoro. Nel piano seminterrato si trovano due locali denominati baratroni, dove un tempo erano collocate quattro ruote idrauliche 28 in legno che davano il moto superiormente ai rispettivi mulini, una quinta ruota venne inserita successivamente tra le altre per dare movimento al piccolo mulino posto nell’incannatoio. Sulla base del progetto originario del museo della seta, sono state ricostruite a scala reale due ruote idrauliche complete dei supporti lignei, i relativi basamenti in muratura e pietra, nonché gli ingranaggi per la trasmissione del moto ai mulini ricostruiti del piano superiore. In questo caso l’intervento ha previsto il ripristino degli antichi canali 23 Sull’argomento si veda: F. Crippa, Il museo della seta in Garlate , Tipolito Beretta, Lecco 1980; F. Crippa, Il torcitoio circolare da seta, cit., pp. 169-211, G. Chicco, La seta in Piemonte cit., pp. 181-195. 24 Per uno studio approfondito sui torcitoi circolari, supportato da disegni particolareggiati, si veda F. Crippa e B. Marello, Il belvedere e la fabbrica , s.n.t., Napoli 1997, pp. 84-85. 25 Cfr. F. Crippa, Il torcitoio circolare da seta cit., pp. 171-173. 26 Cfr. F. Crippa, Giò Francesco Galleani – Il fondatore della moderna industria della seta , in “La seta”, Stazione sperimentale per la seta – Bollettino ufficiale, Milano, N. 2 (2008), p. 40. L’individuazione dei resti della sede di una quinta ruota idraulica è stata fatta con gli sca- vi archeologici condotti durante la fase di studio dell’edificio, mentre l’identificazione di un quintomulino circolare posto nell’incannatoio, anziché nel torcitoio, è da attribuirsi a Flavio Crippa che ha condotto approfondite indagini sugli apparati mecca- nizzati. 27 Le analisi sono state eseguite nei laboratori del Politecnico di Torino nel 1994 dalla prof.ssa L. Stafferi, docente di Tecnologia dei materiali da costruzione. 117

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