MUSEOS DE LA SEDA / SILK MUSEUMS

16 Archivio delMuseo Civico di Cuneo, dossier n. 3. Nel documento l’a- nonimo autore descrive, con dovizia di partico- lari, soprattutto la zona esterna prospiciente il lato sud-orientale del complesso. Il setificio di Caraglio è popolar- mente conosciuto in sede locale come “Filatoio rosso”, probabilmente per la colorazione della facciata principale, che si poteva intravedere in alcuni punti dove si erano scrostate le successive tinteggia- ture. Dalla campagna stratigrafica condotta durante gli interventi di restauro, sono tuttavia emerse altre colorazio- ni precedenti, pertanto la Soprintendenza ha deciso di tinteggiare la facciata in grigio chiaro, sulla base di tali ritrova- menti. Inoltre l’edificio è così indicato in molti documenti ottocenteschi ritrovati negli archivi. 17 Cfr. L. Mandrile, Il filatoio di Caraglio e la torcitura della seta nel cuneese tra Seicento e Ottocento , tesi di laurea, Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, relatore prof.ssa L. Palmucci-Quaglino, a. a. 1982-1983, p. 160. GLI INTERVENTI DI CONSERVAZIONE E RECUPERO L’impianto architettonico, apparentemente unitario, maschera in realtà due destinazioni d’uso differenti, una abitativa e l’altra produttiva, presenti nell’edificio sin dalla fase d’impianto. L’unitarietà è sottolineata dalle presenza, sulle facciate prospicienti il primo cortile interno, da cornici trompe-l’oeil poste a riquadro delle finestre. Anche all’esterno si sono conservate consistenti tracce delle originarie cornici in stucco che contornano le aperture, concluse alla sommità con timpani sagomati. I corpi di fabbrica sviluppati attorno al primo cortile, di forma quasi quadrata, contengono sia gli ambienti a destinazione residenziale sia gli spazi di lavoro dove si svolgeva la torcitura. La manica trasversale verso la via si caratterizza per la qualità architettonica della facciata, sottolineata dalle due torri dell’avancorpo centrale coronate ciascuna da un loggiato in forma di belvedere. La balaustra in sommità della facciata è arricchita da anfore in terracotta e il portale d’accesso è affiancato da colonne bugnate a sostegno del soprastante balcone in pietra. Al primo piano sono dislocate una serie di stanze coperte da volte lunettate riccamente decorate, concepite secondo un’articolazione geometrica complessa che si andava sperimentando nell’architettura civile tardo seicentesca della città capitale, sulla scia degli esempi guariniani di volte a fasce piane 18 . Probabilmente il tutto fa parte di una serie di abbellimenti realizzati a inizio Settecento, in seguito all’acquisizione da parte del Galleani del titolo nobiliare. Al secondo piano si trovano invece le camere destinate alla servitù, di tono ovviamente più modesto. Nella manica longitudinale nord-ovest 18 Cfr. P. Chierici, L’ar- chitettura delle “Fabbriche Magnifiche” cit., p. 136. 113

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